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Mantenere il vantaggio

Thursday, 15 October 2020 11:03 GMT

In pista Jonathan Rea e Scott Redding hanno regalato spettacolo ma ancora una volta la costanza è stata l’arma chiave per la stella del KRT. Il telecronista Steve English ha parlato con entrambi prima del gran finale di stagione.

Il titolo mondiale del WorldSBK si deciderà all’Estoril. Con 59 punti di vantaggio in classifica possiamo dire che Jonathan Rea abbia quasi entrambe le mani sullo scettro iridato anche se dopo una delle stagioni più strane e uniche della storia del Campionato di sicuro non darà nulla per scontato. Sarà grande lotta tra lui e Scott Redding. Kawasaki contro Ducati. Un cinque volte campione del mondo contro un rookie.

Ovviamente Redding non si vede come un rookie; vanta undici stagioni nel paddock dei Gran Premi e ha vinto il titolo del BSB. Dal primo Round andato in scena a Phillip Island ha dimostrato di avere la velocità necessaria per lottare per le posizioni di vertice. La sua stagione però non è stata perfetta. Un’annata come questa con tante gare in un ristretto periodo di tempo probabilmente ha mandato in fumo le sue possibilità di giocarsi il titolo più di quanto non si fosse percepito in quelle circostanze.

“È stato bellissimo essere coinvolto nel WorldSBK,” ha detto Redding. “Il tanto tempo trascorso dopo il primo Round non ha condizionato la mia guida ma penso che ci sia mancato del tempo da dedicare allo sviluppo della moto dato che è stata una stagione sprint. Abbiamo vinto delle gare, siamo stati in testa al mondiale, abbiamo lottato con i migliori del WorldSBK ma abbiamo avuto anche dei weekend difficili che ci hanno fatto perdere del terreno in classifica. Prima del via della stagione ero consapevole di ciò che avrei dovuto evitare di fare, come ad esempio la caduta avvenuta ad Aragon. Però sono molto contento di essere stato lì in mezzo a lottare con i primi”.

Per Rea invece queste sono state “due delle gare più belle della sua carriera”. Lui ha vinto mentre il suo rivale non ha potuto far altro che pensare a ciò che sarebbe potuto accadere e in realtà non è stato. In quelle fasi sembrava preoccupato da alcune cose che non riusciva a fare come ad esempio usare in gara la gomma morbida SCX. Redding ha avuto la sensazione che questo sia accaduto mentre tentava di esprimere al massimo tutto il potenziale della moto con cui è sceso in pista.

“Avevo bisogno di arrivare davanti a Jonny. Ad Aragon non è stato facile decidere se valesse la pena usare la gomma SCX. Abbiamo un grande pacchetto ma dobbiamo ancora imparare altre cose. Per Jonny è ottimo essere sempre il pilota Kawasaki più veloce, quindi non deve guardare ai piloti che vanno più forte di lui con la stessa moto. Quando succede devi capire il perché succede. Non ha quel problema e quindi non mette in discussione le sue scelte mentre io sono fiducioso in ciò che ho scelto. Guardo cosa fanno gli altri, se hanno fatto dei grandi passi avanti in una certa direzione però - come ad esempio ad Aragon dove Rinaldi ha umiliato tutti con la SCX - devo considerare anche queste possibilità”.

Quando Rinaldi lo ha battuto, Redding ha aperto gli occhi. Da quel momento ha dovuto fare i conti anche con il riminese e Chaz Davies. Mentre Rea è riuscito a battere Redding in ottica titolo mondiale, lui ha dovuto lottare anche con gli altri piloti Ducati. Un ulteriore esempio di come la Ducati possa essere una moto fantastica quando è tutto a posto ma diventa difficile esprimere tutte le potenzialità se non ci si sente alla perfezione.

“Quando questa moto funziona al 100% è fantastica e puoi vincere. Quando non funziona invece ti ritrovi a lottare per un posto sul podio o tra i primi cinque. Kawasaki quando è al 100% vince ma quando non è del tutto a posto Jonny comunque arriva secondo o terzo. Questo fa la differenza che porta al successo mondiale. Dobbiamo solo adattare la moto per piste diverse, condizioni diverse e circostanze diverse. Su questo sarà necessario lavorare per il futuro”.

Sfruttare al massimo tutte le potenzialità di Kawasaki è stata la chiave che dal 2015 ha portato Rea al successo. Cinque titoli di fila e un sesto vicinissimo sono qualcosa di unico e senza precedenti. A fare la grande differenza però è il legame che ha creato con il team e il suo capotecnico Pere Riba. La fiducia reciproca permette di avere anno dopo anno sempre maggiore ottimismo.

“Sappiamo quali sono i nostri punti di forza e debolezza dentro e fuori,” ha detto Rea. “Non puoi far fare a una moto ciò che non vuole ma io sento di essere riuscito sempre a tirare fuori il massimo dal nostro pacchetto. Penso che a volte altri piloti non lo abbiano fatto ma ora stanno provando a capire come riuscirci e come essere più costanti. Ora il Campionato è molto competitivo e penso che tutti siano molto più costanti nell’arco di un’intera stagione”.

“Credo davvero che Riba sia uno dei migliori capotecnici al mondo. So che in passato era stato avvicinato da alcuni team del MotoGP™ ma ha sempre voluto restare qui. Mi sento molto fortunato ad averlo con me e non dubito mai di lui. Sono proprio fortunato ad avere persone come Pere o Fabian Foret che non temono di dirmi che sto commettendo degli errori, che sto facendo fatica, che mi sto sbagliando e che devo cambiare qualcosa. Non è facile quando vinci e sei in testa al mondiale dal momento che sarebbe semplice pensare che è tutto perfetto ma loro mi dicono sempre ciò che ho bisogno di sentire e non ciò che voglio sentire. Tra di noi c’è un grandissimo rispetto”.

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